Rezension zur Ausstellung von Wegen
Menschenwege in Lebensabschnitten, mit einfühlendem Blick dargestellt?
Behutsam öffnet die Malerin dem Betrachter eine rührende Sicht über Bewegungsabläufe, über Menschen im Zeit-Raum-Verhältnis, und wie sie sich darin befinden. Als Einzelne vor sich hin schreitend oder in Gemeinschaft verbunden?
Wer weiβ, auf dem Wege eben. Aber wer sind diese Gestalten, denen sich Elisabeth Frei unbemerkt oder gar voyeuristisch heranschleicht? Namenlose, unbedeutende Zeitgenossen?
Von wegen! Durch die Rückenansicht vermeidet die empathische Künstlerin bewusst eine persönliche Darstellung von Gesichtszügen namentlich bekannter Personen, weil diese die Aufmerksamkeit vom Wesentlichen ablenken würde. Nämlich aufgrund des schönen Scheins, den alle Menschen – sobald beobachtet – zu pflegen scheinen. Dennoch eine naturalistische Nachahmung? Von wegen! Die Künstlerin geht einen Schritt weiter: Ihre Bilder handeln von symbolischen Wegen, die in Verklärung zurückgelegt, dabei das „Ewigmenschliche“ zum Vorschein bringen
Georg Demetz
Recensione della mostra in cammino
Percorsi umani rappresentati con empatia e discrezione?
La pittrice sembra offrirci in modo delicato una visione commovente di situazioni biografiche, di varia umanità in movimento soggetta al rapporto spazio tempo e di ciò che ne consegue.
Vediamo singoli individui assorti ma con passo deciso, oppure sciolti in compagnia? Chissà, sono in cammino per l’appunto. Ma chi sono questi personaggi ai quali Elisabeth Frei sembra accostarsi furtivamente e perfino con sguardo da voyeur?
Degli ignoti e insignificanti contemporanei? Niente affatto! L’artista va oltre. Attraverso la rappresentazione di spalle essa evita volutamente di ritrarre i tratti somatici personali di persone realmente conosciute, perché ciò distoglierebbe di certo l’attenzione dello spettatore dall’essenziale, ed offre invece una spontanea visione d’insieme di figure non soggette alla dittatura dell’apparenza perché ritratte all’insaputa. Non più imitazione naturalistica bensì una sublimazione temporale che lascia trasparire dalle figure la sostanza eternamente umana.
Georg Demetz