Rezension der Ausstellung BEwegNUNG

BEwegNUNG
Portrait einer Dorfgemeinschaft

Bereits als Malerin geschätzte Interpretin der Lajener Landschaft, insbesondere der Baumarten, überrascht Elisabeth Frei uns wieder mit einer völlig neuartigen Bilderreihe.

War die Natur bisher Grundlage ihrer Arbeit, so sind es diesmal die Menschen selbst, denen sie ein Portrait widmet, und zwar einzeln und in steter Bewegung, auf beschriebenen Buchseiten und Aluminiumdruckplatten gemalt. Das Seltsame dabei ist, dass die verschiedenen Gestalten von hinten gesehen, dem Betrachter ihr Gesicht entziehen und sich dabei nicht beobachtet fühlend, ganz spontan verhalten. Sie sind eben auf dem Weg und lassen dafür ihrer Körperhaltung, ihrer Gestik unmittelbare Aussagekraft. So manches an Vergangenheit und Geschichte lässt die Körpersprache durchblicken und wird ablesbar.

Obwohl zeitlich und räumlich getrennt, kommt es zu einer ideellen Begegnung, weil Betrachter und Dargestellte sich gleichsam auf das selbe Ziel hinbewegen, nämlich auf den Horizont, der in den Bildern als verklärtes Sinnbild der Vergänglichkeit nur erahnbar wird, als Andeutung an das Gehen und Vergehen.

Als Gesamtbild wahrgenommen, ergeben die einzelnen Portraits der Lajener Dorfgemeinschaft eine behutsame Huldigung, die der Künstlerin  mit sanftem Spürsinn und  liebevoller Zuneigung gelingt.

Recenzione della mostra MOVIMENTO

RITRATTI IN MOVIMENTO


Elisabeth Frei, già conosciuta ed apprezzata interprete pittorica del paesaggio di Laion, riesce a stupirci nuovamente con la serie di quadri che rappresentano personaggi del luogo ritratti in movimento. L’aspetto singolare ed originale di quest’opera multipla è facilmente individuabile nel punto di vista scelto dall’artista per mettere in evidenza non le fisiologie facciali, come ci si aspetterebbe normalmente da un ritratto, bensì nella posizione delle figure riprese da dietro e rivolte verso l’orizzonte invece che verso l’osservatore.

Così come il paesaggio è inseparabile dalla gente che vi abita e lo trasforma, parimenti si percepisce il segno che questo ha lasciato nelle singole persone caratterizzandone le vite secondo l’attività, il mestiere o la funzione che una vi svolge. Ed è in questo senso che l’assenza dei tratti somatici del viso fa sì che il nostro sguardo non si soffermi sulla descrizione  particolare di “schede individuali” ma si lasci invece contagiare dall’evocazione generale che uno spaccato anonimo può trasmettere in quanto emblema di una comunità.

Alla gente di Laion la pittrice sembra voler dedicare i quadri come un omaggio amorevole seguendone i movimenti con uno sguardo pieno di simpatia e riservatezza.